Intorno al mese e mezzo, più esattamente nella sesta settimana, l'embrione fluttua nel liquido amniotico che lo protegge. È collegato alla placenta grazie al cordone ombelicale che gli permette di ricevere nutrimento e ossigeno necessari per il suo sviluppo (nella foto in basso a sinistra se ne vede il punto di raccordo). La placenta, che si sviluppa tanto da raggiungere alla fine della gestazione la consistenza di un largo disco spugnoso di circa mezzo chilo, in effetti fa da barriera fra la mamma e il figlio difendendolo e proteggendolo dalle infezioni. Inoltre fabbrica gli ormoni necessari e fa sì che il sangue dell'embrione non si confonda con quello della madre. Il sangue del bambino infatti, passando dal grosso cordone, scorre nel tessuto placentare con un'infinità di ramificazioni e, attraverso sottili pareti, accosta i vasi sanguigni della mamma. Qui i globuli si scambiano il loro bagaglio: l'embrione scarica l'anidride carbonica e prende l'ossigeno e le sostanze nutritive dai globuli della madre, senza che ci sia passaggio di cellule ematiche. In tal modo si evita che i sistemi di difesa della madre facciano scattare una risposta immunitaria espellendo il «corpo estraneo», nel caso non si abbia una compatibilità sanguigna.
A questo stadio l'embrione misura tra i 13 e i 22 millimetri di lunghezza. Le dita dei piedi e delle mani iniziano a configurarsi e a separarsi, ma le braccia sono ancora troppo corte affinché le mani si incontrino. L'occhio intanto si è costituito con le cellule del cervello. Nell'ottava settimana l'embrione viene chiamato «feto»: si passa di fatto dalla fase embrionale e quella fetale. Gli occhi, già ben distinguibili e tutti i suoi organi sono completi proprio come un essere umano perfettamente sviluppato. Anche il sistema neurologico ha cominciato a funzionare. Lo testimoniano le contrazioni dei muscoli del collo alle stimolazioni intorno alla bocca.
In questa fase la differenziazione delle cellule nei vari organi (organogenesi) è molto più importante della crescita in centimetri.