Accenni di Medicina
Esami in Gravidanza
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La gravidanza delle donne di oggi fortunatamente è molto lontana da quelle delle donne dell'inizio del secolo scorso. Gli approcci di un tempo, dettati perlopiù da credenze popolari e tradizioni, non sempre si rivelavano le più ottimali e ciò portava a mantenere alto il tasso di mortalità di madri e neonati durante il parto. Colpe da associare principalmente ad una elevata ignoranza popolare, ma anche ad una medicina non ancora in possesso delle informazioni chiavi di oggi. La donna nei tempi attuali è completamente immersa in un flusso di sapere, sia esso scientifico o meno, che di certo le permettono di affrontare dubbi e problematiche con molta più sicurezza e competenza.
Basti pensare alle semplici accortezze sul cibo. Sappiamo bene che all’inizio non serve mangiare di più, ma è sufficiente fare attenzione alla qualità del cibo. Lavare molto bene frutta e verdura, meglio se si utilizzano sostanze disinfettanti apposite, non mangiare carni o uova crude né insaccati non cotti. Eppure, forse, alcune superano il limite, specialmente se si tratta del primo figlio. L'estrema attenzione non deve mai soppiantare il buonsenso, altrimenti si rischia di cadere negli errori dettati da una, a volte, insignificante rigidezza.
Come molti luminari in campo medico affermano, uno dei problemi che affligge le gravidanze dei giorni nostri è l'elevato livello di stress accumulato dalla donna. Allorquando dovrebbe fare della rilassatezza il proprio vessillo, ecco apparire preoccupazioni inesistenti che non fanno altro che trasmettere al proprio nascituro ansie inutili.
Proprio secondo gli studi condotti dal prof. Thomas G. O’Connor, psichiatra e psicologo all’Università di Rochester di New York e pubblicati sulla rivista scientifica Biological Psychiatry, pare che lo stress accumulato dalla madre influisca sui livelli d’attenzione del bambino, sulle capacità linguistiche e sulla risoluzione dei problemi. Questo però sembra essere un processo risolvibile solo se la madre, nei primi mesi di vita, riesce ad instaurare un forte legame con il bambino. Per tale motivo è meglio allontanarsi dalle potenziali cause di stress come l'elevata mole di lavoro, l'iperattività e tutto ciò che non consente di stare rilassati.
Gli esami medici, per quanto importanti, sono anch'essi fonte di stress se non vengono seguiti con la massima tranquillità, specialmente se si tratta del primo parto. I medici ginecologi di solito hanno un approccio molto mite e materno (se così non fosse, forse è meglio guardarsi in giro) che rassicurano sullo svolgimento dell'esame, specialmente per quelli più complicati.
Ma quali sono gli esami a cui sottoporsi?
Secondo il decreto Ministeriale del 1998 gli esami generalmente richiesti dallo specialista durante il perio di gravidanza sono:
  • Emocromo
    Serve a valutare la concentrazione dei globuli rossi nel sangue e a diagnosticare un’eventuale anemia.
    È consigliabile farlo: all’inizio gravidanza, di solito tra la 28ª e la 32ª settimana e tra 36ª e la 37ª settimana.
  • Ferritina
    L'esame andrebbe fatto su richiesta del medico a fronte di un basso valore del volume dei globuli rossi rilevato dal risultato dell’emocromo. Il controllo della «Ferritina» infatti fornisce una misura della concentrazione nei tessuti fetali di ferro, indispensabile per il corretto sviluppo cerebrale del bambino.
    È consigliabile farlo: tra la 28ª e la 32ª settimana.
  • Test di Coombs
    È utile sottoporsi a questo esame all’inizio della gravidanza principalmente se il sangue della madre è «Rh negativo» e se quello del partner invece è «RH positivo». Questo perché con molta probabilità il feto potrebbe essere del tipo Rh positivo e in tal caso l’organismo materno produrrebbe degli anticorpi in grado di distruggere i globuli rossi del nascituro. Il test servirebbe appunto per rilevare la presenza di tali anticorpi fissati alla superficie dei globuli rossi («Test di Coombs Diretto») oppure di anticorpi liberi nel siero («Test di Coombs Indiretto»).
    È consigliabile farlo: all’inizio della gravidanza, ma se il sangue materno è Rh negativo, è consigliabile ripeterlo ogni mese.
  • Rubeo Test
    Esami in Gravidanza Stiamo parlando del classico test per verificare la presenza degli anticorpi della Rosolia. Non serve farlo se si è sicuri di aver contratto il virus da bambini o in gioventù, ma in caso di dubbio è meglio effettuare le giuste verifiche. Nell'esito deve risultare che le «IgG» siano positive e le «IgM» negative. Con questi valori non si corre alcun rischio di contrarre l’infezione in gravidanza e trasmetterla al feto. Se invece IgG ed IgM sono entrambe negative, è meglio ripetere l'esame ogni mese fino al parto, per diagnosticare in tempo l’eventuale infezione in gravidanza. In qualunque caso è d'obbligo in primis informare il proprio ginecologo e attenersi a tutte le norme di igiene necessarie, tra cui, lavarsi bene le mani prima di mangiare, lavare molto bene le verdure, non mangiare carni crude nè insaccati crudi.
    È consigliabile farlo: all’inizio della gravidanza e, se la mamma è risultata negativa (quindi non immune), ripeterlo una seconda volta entro la 17ª settimana.
  • Toxo Test
    Si tratta del test che verifica se la gestante è immune alla «Toxoplasmosi», un’infezione provocata da un protozoo (organismo cellulare) presente nelle feci dei gatti infetti e in alcuni cibi contaminati. Se è negativo, la donna è vulnerabile a questa malattia e durante l’attesa dovrà osservare alcune precauzioni alimentari per evitare di contrarla.
    È consigliabile farlo: a inizio gestazione e, in caso di esito negativo, ogni 30-40 giorni.
  • Glicemia
    Riconosciuto tra gli esami più importanti per la mamma. Misura la concentrazione di glucosio (zucchero) nel sangue e serve a diagnosticare un eventuale diabete gestazionale. In qualunque caso, come tutti i ginecologi suggeriscono, è bene non approfittare di zuccheri durante la gravidanza tenendo costantemente sotto controllo il proprio peso.
    È consigliabile farlo: entro la 13ª settimana e tra la 24ª e la 27ª settimana.
  • Transaminasi
    L'esame misura i livelli degli enzimi «Aspartato Aminotransferasi» (AST) e «Alanina Aminotransferasi» prodotti dal fegato. Questo al fine di tenere sotto controllo i livelli di concentrazione nel sangue e valutare quindi la funzionalità epatica.
    È consigliabile farlo: nel primo trimestre di gravidanza.
  • Test dell’HIV e dell’epatite B e C
    Tutti conoscono questo genere di esami in quanto sono test effettuati anche se non si è in uno stato interessante. Servono appunto per verificare se si è contratti il virus dell'HIV e dell'epatite B o C in quanto possono essere trasmessi al feto attraverso la placenta, durante il parto o l’allattamento.
    È consigliabile farlo: il test per l’HIV è previsto all’inizio della gravidanza e una seconda volta, insieme a quelli per l’epatite B e C, tra la 36ª e la 37ª settimana.
Esami delle Urine
Esami in Gravidanza Tra gli esami di routine da fare durante una gravidanza (possibilmente con cadenza mensile), non possono mancare quelli relativi alle urine. Diciamo subito che l'urina è il liquido prodotto dai reni che filtrano il sangue per depurarlo dalle scorie prodotte dal metabolismo. Tramite l’urina quindi si eliminano dall’organismo gli scarti e l’eccesso di acqua o di sostanze che vi sono disciolte. L'esame in questione analizza (gratuitamente per le gestanti) un campione rilasciato possibilmente la mattina a stomaco vuoto, per verificare la presenza di:
  • Albumina
    Si tratta della verifica dei valori di questa proteina che se diversi da quanto atteso, possono essere sintomo di «Preeclampsia» (nota anche come «Gestosi», è una sindrome caratterizzata dalla presenza, singola o in associazione, di segni clinici quali edema, proteinuria o ipertensione in una donna gravida) viceversa non diagnosticata per altre vie.
  • Glucosio
    Come l'esame della Glicemia, se mostra valori superiori, anche in piccole quantità, di glucosio può far sospettare il diabete.
  • Batteri
    Si controllano la presenza di batteri per diagnosticare prontamente un’eventuale infezione delle vie urinarie che potrebbe diffondersi all’apparato genitale e comportare un pericolo per la salute della mamma e del nascituro.
Le Ecografie
Ricordiamo che l'«Ecografia» è una tecnica diagnostica, basata sugli ultrasuoni, usata per visualizzare l'interno del corpo umano e, nel caso della gravidanza, l'interno dell'utero. Quella bidimensionale consente di vedere l'interno come se fosse una sezione. Quella tridimensionale invece dà invece una visione 3D di quel che accade all'interno della pancia della mamma. Quelle previste dal Decreto Ministeriale sono gratuite e sono tre:
  • Ecografia del Primo Trimestre
    Serve a visualizzare il battito cardiaco fetale, per controllare se la gravidanza è singola o gemellare e per misurare le dimensioni dell’embrione per stabilire la sua età. A volte, infatti, è difficile calcolare con precisione la data di inizio gestazione sulla base dell’ultima mestruazione, soprattutto se la mamma prima del concepimento aveva un ciclo irregolare.
    È consigliabile farla: entro la 13ª settimana.
  • Ecografia Morfologica
    È l'ecografia più importante della gravidanza in quanto dà modo di osservare nel dettaglio gli organi fetali per diagnosticare eventuali malformazioni.
    È consigliabile farla: tra la 20ª e la 23ª settimana.
  • Ecografia del Terzo Trimestre
    Serve a valutare la crescita del feto in rapporto alla sua età gestazionale. Per questo motivo si misurano come nel secondo trimestre, il diametro biparietale (BPD), la circonferenza cranica (CC), la circonferenza addominale (CA) e la lunghezza di un femore.
    È consigliabile farla: tra la 30ª e la 34ª settimana.
Altri esami
A discrezione del proprio medico ginecologo, si potrebbero richiedere degli esami supplementari (molto spesso a pagamento) per indagare con maggiore dettaglio l'avanzamento della gravidanza; in particolare se si sospetta qualche malformazione. Gli esami specifici consigliati dal medico in tal caso possono essere:
  • Sindrome di Down
    Non è raro che in gravidanza si verifichino delle «anomalie cromosomiche», come ad esempio la «Sindrome di Down». L'unico modo per avere la certezza sulla presenza o meno di tali anomalie è di sottoporsi ad un esame diagnostico "invasivo", come la «villocentesi» o l'«amniocentesi». Tuttavia, l'esecuzione di queste procedure comportano un rischio di aborto, che per entrambe si aggira intorno all'1%.
  • Amniocentesi
    È un test che consiste nel prelievo di un campione di «liquido amniotico» (il liquido che avvolge il nascituro, creando l'habitat ideale per proteggerlo e permettergli di svilupparsi dalle prime fasi della gravidanza fino al parto) con una siringa attraverso la parete addominale sotto controllo ecografico. Al contrario della «traslucenza nucale» e del «bitest», fornisce una diagnosi certa, e non solo una stima di rischio, per la sindrome di Down e altre alterazioni cromosomiche del feto. Si tratta però, di un esame invasivo che comporta un rischio di poco inferiore all’1% di interruzione della gravidanza.
    È consigliabile farlo: a partire dalla 16ª settimana.
    N.B.: Il Servizio Sanitario Nazionale la offre gratuitamente a tutte le gestanti di età superiore ai 35 anni.
  • Villocentesi
    Esami in Gravidanza L'esame si effettua in modo analogo all’amniocentesi e consiste nel prelievo di alcune cellule dei «villi coriali» (costituiscono la parte embrionale della placenta) che contengono DNA dell’embrione. Oltre ad eventuali anomalie cromosomiche, la villocentesi permette di diagnosticare alcune malattie genetiche, come l’«anemia mediterranea». È consigliata nei casi in cui i genitori abbiano precedenti familiari di tali patologie. Il rischio di aborto associato a questo esame è paragonabile a quello dell’amniocentesi, ovvero di poco inferiore all'1%.
    È consigliabile farlo: tra l’11ª e la 12ª settimana.
    N.B.: Come l’amniocentesi, anche la villocentesi è esente dal ticket solo per le gestanti di età superiore ai 35 anni.
  • Traslucenza Nucale
    È un esame ecografico a pagamento, non invasivo e del tutto innocuo per il nascituro. Consiste nella misurazione dello spessore del tessuto sottocutaneo che si trova sulla nuca del feto e fornisce una stima del rischio che il piccolo sia affetto da una delle due più diffuse alterazioni cromosomiche: la Sindrome di Down e la Trisomia 18 (anche «Sindrome di Edwards» è una malattia genetica rara caratterizzata dalla presenza di un cromosoma 18 in più nel proprio cariotipo: tre invece che due)
    È consigliabile farlo: intorno all’11ª settimana e di norma è associata al bitest. I due test combinati consentono di individuare 82 feti portatori di alterazioni cromosomiche su 100, con il 5% di falsi positivi.
  • Bi-Test
    Chiamato anche «Test di screening del primo trimestre», è una tecnica diagnostica prenatale che prevede due diverse prestazioni, per tale motivo prende il nome di bi-test. Una è la misurazione mediante l'ecografia dello spessore della traslucenza nucale, cioè di un'area che si trova nella nuca del piccolo embrione e che permette di definire un'ampiezza; l'altra è un prelievo di sangue eseguito alla madre, che permette di dosare due ormoni che sono indicativi della funzione placentare. A differenza di quelli invasivi visti in precedenza, il bi-test non presenta nessun rischio. Per la madre è un prelievo di sangue, mentre per il feto si tratta di una ecografia. Bisogna, però, avere ben chiaro che questo test è il primo passo di un percorso. Se infatti risulterà positivo, la donna verrà messa di fronte alla scelta di effettuare una procedura invasiva, quindi in quel caso dovrà valutare se sottoporsi al rischio di perdere la gravidanza.
    Si esegue in genere: tra l’11ª e la 14ª settimana di gravidanza.
  • Ecografia Tridimensionale (3D)
    L’ecografia tridimensionale permette di visualizzare i dettagli anatomici e i lineamenti del nascituro con una risoluzione e una chiarezza senza precedenti. Il successo maggiore di questa nuova tecnologia riguarda la diagnosi delle malformazioni cardiache e cerebrali del feto che troppo spesso sfuggono all’esame tradizionale.
    Si esegue in genere: viene richiesta dal medico curante dopo aver effettuato la tradizionale ecografia morfologica, quando esiste il sospetto di una malformazione e la morfologica non è in grado di chiarire il dubbio. Non è compresa tra gli esami in gravidanza offerti gratuitamente.
Inoltre, sempre su suggerimento del ginecologo, si possono prescrivere ulteriori esami a pagamento difformi nel prezzo tra regioni e regioni d'Italia. I più comuni sono:
  • Creatininemia
    La creatinina è una molecola normalmente presente nel sangue e una sua concentrazione eccessiva può indicare cattivo funzionamento dei reni.
  • Test del Citomegalovirus
    Il Citomegalovirus (o CMV) appartiene alla famiglia degli Herpes Virus che comprende i più noti herpes labiale e genitale e il virus della varicella. L’infezione nell’adulto normalmente non presenta sintomi ed è priva di conseguenze per la salute, in gravidanza però può provocare gravi malformazioni al feto. Come detto in precedenza a proposito del Rubeo Test, la presenza di anticorpi IgG nel primo trimestre indica che la gestante è immune. Se invece l’analisi evidenzia la presenza di anticorpi IgM, può voler dire che il virus è stato contratto di recente. Per averne la certezza, è necessario un esame del sangue di secondo livello. Se gli anticorpi sono assenti, il medico può consigliare di ripetere il test nel corso dell’attesa per diagnosticare subito un’eventuale infezione.
  • Tampone Vaginale
    Esami in Gravidanza Il «Tampone Vaginale» è un esame molto utilizzato (in particolare nella diagnosi di malattie veneree a trasmissione sessuale) per la ricerca di microrganismi responsabili di infezioni della vagina o della cervice uterina (Clamydia, Micoplasma, Gardenerella Vaginalis, Streptococco Beta-emolitico, ecc.) che comportano dei rischi per la salute del nascituro. L'esame si avvale di un semplice e sottile bastoncino cotonato, simile ad un cotton-fioc, da inserire in vagina allo scopo di prelevare cellule in sfaldamento e secrezioni.
    Si esegue in genere: all’inizio della gravidanza, nel secondo trimestre e prima del parto.
  • Test della Salmonellosi
    Rappresenta un semplice esame delle feci finalizzato alla ricerca dei batteri responsabili della salmonellosi. Se contratte in gravidanza, le salmonelle non attraversano la barriera della placenta e quindi non infettano il feto, né aumentano il rischio di malformazioni. Se trasmesse al neonato durante il parto, però, possono provocare al piccolo febbre elevata e disidratazione.
    Si esegue in genere: al termine della gravidanza in vista del parto.

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