La pittura è prettamente ornamentale, specie all'interno di camere funebri. Ad essa manca totalmente le cognizioni della prospettiva e il senso della composizione: è una semplice coloritura, limitata a sette colori, di disegni su superfici piane o di sculture, senza gradazioni di toni e senza chiaroscuro.
Il suo compito era prevalentemente documentario e decorativo, limitandosi a ritrarre scene di vita, animali, ecc.
L'elemento più noto e caratteristico dell'Architettura egiziana è quella sacra e funeraria... Templi vastissimi come quello di Karnak (presso Tebe dedicato al dio Ammone, occupava un'area di 37.000 mq, nel quale vi era una sala sostenuta da 124 colonne, talune di 21 m. di altezza), colossi piccoli e grandi, granitici sepolcri (come le piramidi di Cheope, di Chefren, di Micerino) e la misteriosa Sfinge, scolpita in un solo blocco.
La piramide (piramidi da piramis = altezza, avvicinare il defunto al cielo) di Cheope è una vera e propria montagna di granito di 2.300.00 blocchi di pietra calcarea, alcuni anche di 350 tonnellate, per un peso complessivo di 5.750.000 tonnellate, la larghezza è di 232 m. e l'altezza di 146 m., la sua costruzione richiese 100.000 operai per 20 anni. Recenti studi sostengono che per la costruzione delle piramidi veniva adoperata manodopera inattiva durante il periodo della piena del Nilo e non una massa di schiavi, come affermava Erodoto; comunque questa forza di braccia, servili o non, si sarebbe potuta impiegare diversamente in lavori produttivi ed utili per accrescere il benessere del popolo. D'altra parte lo stesso sacrificio di vite umane, che furono moltissime, fu un prezzo inutilmente pagato per opere che miravano a soddisfare l'ambizione e il prestigio del sovrano.
La piramide a terrazze del re Zoser a Saqqara, si innalza ancora con i suoi 70 m. di altezza circondata di palme cariche di datteri maturi. Imhotep, l'abile visir oltre che architetto del re Zoser, costruì la tomba del suo sovrano 4600 anni orsono e la completò in un arco di tempo di circa vent'anni. Imhotep cominciò la costruzione della tomba scavando un cunicolo che affondava nel terreno roccioso per oltre 30 m. e sopra vi pose una struttura di pietra squadrata, quella che gli egiziani chiamano Mastaba dal nome della tradizionale panca che abitualmente viene collocata di fronte all'ingresso di tutte le loro case. Zoser però non era ancora soddisfatto della sua tomba e allora il sollecito visir allargò la base della mastaba aggiungendovi via via altre mastaba più piccole; realizzò così una struttura a gradini tutta con blocchi di pietra tagliata anziché coi tradizionali mattoni cotti al sole. L'opera risultò la prima grande piramide in pietra dell'Egitto, anzi del mondo. Imhotep la rivestì di pietra bianca e la circondò di un complesso di edifici dedicati al culto che sono stati restaurati di recente.
Tanto si è scoperto dell'arte egizia, ma il mistero della grande Sfinge, l'enigmatico guardiano di pietra di Giza accovacciato nel deserto, rappresenta un simbolo di tutto l'indecifrabile passato dell'Egitto. Raffigurante un leone con la testa umana, gli egiziani ravvisavano il sovrano regnante la cui forza e potenza erano appunto indicate dalle forme del leone. La maggiore tra quelle costruite sorge presso le grandi piramidi di Giza e misura 73,50 m. di lunghezza e 20 m. di altezza che riporta le sembianze del faraone Chefren, figlio di Cheope. Per la sua costruzione gli egiziani la scolpirono utilizzando gli strati geologici naturali della roccia desertica, notando un preciso allineamento dell'intero complesso formato dalla stessa Sfinge e dalla piramide di Chefren con il sole al tramonto sia agli equinozi sia ai solstizi.
Tombe scavate nelle montagne (ipogei), come quelle della Valle dei Re, richiedevano il lavoro anche di generazioni. L'uso della mummificazione dei cadaveri e la credenza nella sopravvivenza dei morti, sottoposti ad un giudizio di pena o di premio, determinò l'edificazione di tumuli imponenti con più camere e ricche suppellettili con celle ornate di pitture, di bassorilievi, di testi religiosi e arredate di mobili, armi utensili. La scultura egiziana, anch'essa in gran parte asservita alla religione ed alla esaltazione dei faraoni e ispirata alla natura, ci offre un infinita varietà di tipi e di soggetti, dalle statuette di piccole dimensioni ai colossi di Memnone e Ramsete.
Per duemila anni i faraoni egizi innalzarono templi e colossali statue in onore delle divinità. Questa loro devozione è provata, oltre che dalla magnificenza di Karnak, anche da un papiro riconducibile al regno di Ramses III, dove si trova testimonianza che nella zona, e in quel tempo, ben 86.486 persone erano impiegate esclusivamente nel servizio del dio Amon, della sua consorte Mut e del loro figlio Khonsu. Si pensi che il Grande Tempio di Amon è tanto vasto da poter contenere insieme la Basilica di San Pietro del Vaticano e la Cattedrale di San Paolo a Londra e ancora avanzerebbe spazio.
Se Karnak era il luogo del culto, le colline a occidente, al di là del Nilo, erano i luoghi del riposo eterno, cioè la necropoli dell'antica Tebe. La zona è infatti cosparsa di templi funerari reali e tante tombe. I faraoni invece, per mettersi al riparo dai profanatori di tombe, facevano costruire i loro sepolcri un miglio più occidente. Là, in quella che oggi è la famosissima Valle dei Re, servi fidatissimi scavavano le camere mortuarie segrete dei loro sovrani. Nonostante questa precauzione nessuna delle tombe reali fu però risparmiata dalla cupidigia dei saccheggiatori, salvo quella di Tutankhamon: la stanza funebre del re bambino rimase inviolata fino al 1922, quando fu aperta dal celebre archeologo inglese Howard Carter.
Nonostante le statue ebbero origini nella preistoria, lo sviluppo delle figure tridimensionali per gli Egizi era strettamente legato all'arte piana, per questo le loro creazioni vanno viste di fronte o lateralmente. Uno dei motivi di tale decisione sta nel fatto che la filosofia artistica egiziana è strettamente legata con la religione: la statua nasce dal dialogo tra l'uomo e l'aldilà, deve sostituire l'anima del defunto nel caso in cui il corpo si deteriorasse, a questo scopo la statua veniva "svegliata" con il rituale dell'apertura della bocca. Nel costruirla inoltre si mantiene la staticità del blocco da cui viene ricavata, dando l'impressione di staticità ed eternità. A seconda del soggetto che esse rappresentano si possono dividere in statue con un nome e statue anonime.
Statue
con un nome
Si
tratta di sculture che hanno un nome evidenziato da un'esplicita iscrizione, nel
caso si trattasse di divinità, questo è evidenziato dal loro stesso aspetto,
esse non sono state create per essere ammirate dal cittadino, ma per riposare
nell'intimità di templi e tombe, sia che si trovino in cortili e cappelle, sia
che si trovino in naos o cripte.
Le statue del Nuovo Regno fanno eccezione, esse infatti dominano l'ingresso di
templi e furono costruite per la gloria degli dei e del re.
Statue
anonime
E'
la categoria che rappresenta personaggi comuni, nobili o lavoratori
impegnati in lavori quotidiani. Queste statue sono destinate alle tombe, con la
funzione di sostituire o integrare le raffigurazioni parietali. Esse godono di
una maggiore libertà rispetto a quelle della categoria precedente, infatti le
prime sono prodotte nei laboratori reali, e per tanto seguono le esigenze del
faraone, le seconde sono prodotto in laboratori indipendenti ed erano destinate
al pubblico, per questo gli artigiani erano liberi di scegliere i soggetti, le
tecniche e lo schema da seguendo la propria iniziativa personale.
Se analizziamo la statuaria maggiore dobbiamo tener conto di quattro tecniche di lavorazione basate sull'impiego di diversi materiali:
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Per la grande statuaria si impiegava legno il quale veniva ricoperto da lastre battute a sbalzo; mentre per i bronzetti si usava la fusione a cera persa o a corpo pieno.
Sin
dalle prime figure pre-dinastiche le statue presentano una delle caratteristiche
più importanti di quest'arte, ossia l'importanza della materia, della massa,
che va conservata, seguita nelle sue luci ed ombre che
sono interpretati dall'artista, in tal modo la statua assume la
solidità di una colonna. Lo zoccolo fa parte integrante di una statua e le stature sono esageratamente
diverse secondo l'importanza dei personaggi, vengono inoltre fissate le
tipologie; le statue possono essere di uomo in piedi o stante; nell'uomo un
piede, generalmente il sinistro è avanzato nel passo, nelle statue in legno il
braccio destro è disteso lungo il corpo e la mano porta la clava, la mano
sinistra è protesa e tiene e si appoggia sul bastone da passeggio. Nelle statue
in pietra le braccia sono distese lungo il corpo e tengono dei bastoncelli,
resti simbolici della clava e del bastone.
Se le statue sono in legno e raffigurano divinità portano in mano lo scettro was,
mentre in quelle litiche il braccio è piegato sul
petto con lo scettro. Le raffigurazioni femminili sono simili a quelle maschili, salvo nel fatto che
non afferrano né bastone né scettro, mentre nelle divinità la dea tiene lo
scettro wadj.
Vi è poi la categoria delle statue sedute, sia maschili sia femminili sono
sedute su di un parallelepipedo o trono, hanno le gambe unite ed appoggiate al
sedile, le braccia aderiscono al corpo, le mani sono appoggiate sulle gambe, nel
caso di divinità, lo scettro aderisce al corpo. Un'altra categoria di statue
sedute è quella degli scriba, sedute a terra con le gambe incrociate, le statue
di re o privati inginocchiati in atto di culto; nel Medio Regno appare la cosiddetta
statua cubo, dove il personaggio è avvolto in un manto e accoccolato
con le ginocchia presso il petto e trattenute con le mani, con il risultato di
dare un cubo da cui emerge solo la testa. Vi è poi il porta insegna, si tratta
di un uomo stante che tiene stretta contro il fianco un'insegna, si diffonde
inoltre un pilastrino dorsale delle statue erette.
Nel Nuovo regno si sviluppa la figura dell'offerente, solo maschile, che
rappresenta il re o un privato nell'atto di porgere un'offerta. Vi sono poi i
gruppi statuari con più soggetti, le statue di animali sacri, o mitologici.