Accenni di Medicina
Interruzione di Gravidanza
In questa sezione documenteremo con l'atrocita' dei metodi di aborto ad oggi utilizzati per interrompere una gravidanza.
La crudezza delle immagini non e' da intendere come «terrorismo psicologico», ma doverosa, obiettiva, scientifica documentazione di qualcosa di terribile e amaro, davanti al quale ogni minimizzazione o banalizzazione e' una mistificazione ipocrita e colpevole.
Ciò che si intende fare è diffondere quanto più possibile informazioni relativamente all'aborto in modo da evitare successive conseguenze specialmente sui rischi ad esso connessi, prima di decidere di praticarlo.
Per non urtare inoltre la sensibilita' delle persone che leggeranno questa pagina, le immagini in prima visione sono state sfocate e saranno visibili in chiaro solamente facendo clic su ognuna di esse.

Aborto Con il termine «Aborto» si intende una "interruzione della gravidanza" ovvero la brusca fine di un processo naturale che mira a sopprimere la vita. L'interruzione può avvenire per una moltitudine di cause naturali, in tal caso si ha un «aborto spontaneo» oppure per via di scelte volontarie perciò parleremo di «aborto indotto».
Prima di introdurre le differenza tra queste due tipologie di aborto, è utile sapere che se il termine della gestazione avviene prima della 24ª settimana, si avrà una «interruzione prematura», oltre tale data invece avremo un «parto prematuro» o «nascita pretermine». Così, quando si parla di interruzione prematura è facile capire subito che si tratta di uno stop avvenuto prima dei sei mesi.
Aborto Spontaneo
Un «Aborto Spontaneo» si ha quando si verifica il termine della gestazione in maniera involontaria e naturale. Come anticipato prima le cause che lo generano possono essere svariate. Di solito quelle più comuni che avvengono durante le prime dodici settimane, cioè entro il primo trimestre, sono dovute ad anomalie cromosomiche dell'embrione o del feto che, per selezione naturale, non consentono il proseguo della gestazione. Altre invece dipendono dalla presenza nella madre di malattie vascolari, diabete, problemi ormonali, infezioni e anomalie dell'utero che ostacolano la gravidanza. Un'altra causa poi è l'età avanzata della madre e la presenza di precedenti aborti spontanei. Di solito più si va avanti con gli anni, più è difficile portare a termine una gravidanza.
N.B: Come già introdotto nelle pagine precedenti «Dalla Creazione alla Vita», ricordiamo che la differenza tra un "embrione" e un "feto" sta nel fatto che il primo è un organismo non ancora creato, mentre il secondo è un embrione completo già creato in tutte le sue caratteristiche, ma che necessita dello sviluppo finale.
Aborto Indotto
A differenza di quello spontaneo generato naturalmente dal corpo della madre, quello "indotto" è causato volontariamente per porre fine alla gravidanza. Spesso perché si tratta di volontà legate a gravidanze indesiderate, altre volte per preservare la salute della partoriente.
Nel primo caso ci si trova davanti ad un «Aborto Volontario» e viene effettuato il più delle volte a seguito della richiesta di entrambi i genitori o solo della donna, per ragioni tutt'altro che mediche. La stragrande maggioranza degli aborti al mondo avviene purtroppo per questo motivo.
Nel secondo caso invece si ha a che fare con un «Aborto Farmaceutico» praticato dai medici quando in ballo c'è la vita della donna incinta oppure per prevenire danni alla sua salute fisica o psichica o ancora per evitare la nascita di un feto con gravi malattie o deformità. Casi più rari si verificano quando vi è una forte probabilità di morte del feto o casi in cui bisogna abbassare i rischi per la salute della donna e dei feti più sani in gravidanze multiple.
Applicazioni dell'Aborto Indotto Volontario
Sulle cause degli aborti spontanei generati da madre natura purtroppo la medicina può fare poco e spesso preferisce restarne fuori. Nel decorso tuttavia non abbandona mai la gestante, supportandola nella maniera migliore affinché possa portare alla luce il proprio nascituro.
Laddove invece è entrata prepotentemente andando oltre i concetti di etica e moralità dichiarandolo un "Diritto della Donna" è sull'Aborto Indotto Volontario. Le leggi vigenti in Italia non impediscono queste pratiche e ne consentono l'applicazione anche in età avanzata del feto.
Secondo la legge italiana (Legge n.194 del 22 maggio 1978) l'interruzione di gravidanza non deve essere usata ai fini della limitazione delle nascite, ed è consentita anche dopo i primi novanta giorni di gestazione e, in casi particolari, fino alla venticinquesima settimana (come nella maggior parte dei paesi europei) solo quando:
  • la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna;
  • siano accertati processi patologici, tra cui quelli relativi a rilevanti anomalie o malformazioni del nascituro, che determinino un grave pericolo per la salute fisica o psichica della donna.
Non tutti i medici ginecologi fortunatamente praticano l'interruzione volontaria di gravidanza. Dichiaratisi «obiettori di coscienza», non sono tenuti a indurre il parto, ma, rispettando le leggi prestando tutta l'assistenza e le cure necessarie. Secondo i dati del ministero sull'applicazione della legge 194 sull'aborto in Italia, ad oggi 7 ginecologi su 10 sono obiettori.
Metodo Chirurgico: Aborto per Aspirazione (o Karman) (tra le 6 e le 14 settimane dopo l’ultimo ciclo mestruale)
Aborto L'embrione viene succhiato fuori dell'utero per mezzo di una pompa aspirante abbastanza potente, molto più di un comune aspirapolvere. Il procedimento prevede una prima dilatazione dell'ingresso dell'utero, ma siccome l’apertura del collo dell’utero potrebbe essere dolorosa, viene tipicamente praticata una anestesia locale o generale. Di seguito vi è l'inserimento della cannula di Karman, un un tubicino dal bordo interno tagliente collegato ad un aspiratore. Forzando leggermente il collo dell'utero (dipende poi dalla delicatezza del ginecologo che effettua l'operazione) la cannula è azionata e con un moto rotatorio si taglia e risucchia man mano i pezzi di embrione con la placenta e parte della mucosa uterina (endometrio). Rimane solo un ammasso di sangue, tessuti e cartilagini. Se ci si trova dopo la 12ª settimana è necessario frantumare manualmente il corpo con delle pinze speciali staccando gli arti, il tronco e la testa per farlo passare dalla cannula. Dopo l’intervento il medico di solito esegue un raschiamento con un attrezzo ricurvo per eliminare completamente le tracce di tessuto residuo.
Tendenzialmente seguiranno dei crampi e delle perdite di sangue che normalmente durano circa quattro ore, ma si possono estendere per lunghi periodi di tempo.
Metodo Chirurgico: Aborto per Dilatazione e Raschiamento (tra le 13 e le 24 settimane dopo l’ultimo ciclo mestruale)
In questo tipo di aborto, il medico abortista dilata il collo dell'utero maggiormente rispetto al metodo precedente usando man mano dei dilatatori di diametro crescente. Il motivo è legato alle dimensioni del feto che a questa età è diventato troppo grande per essere estratto con la semplice aspirazione, non riuscirebbe infatti a passare attraverso la cannula aspirante.
Una volta dilatato a sufficienza, viene inserita una pinza tagliente in modo da operare una vivisezione del nascituro. Il cranio viene schiacciato per facilitarne l’estrazione e i vari pezzi, con la placenta, vengono via via estratti e radunati per essere controllati e assicurarsi che l'utero sia stato svuotato completamente. In qualunque caso è prassi ripassare all'interno con un cucchiaio apposito per raschiare accuratamente la mucosa uterina. Si potrebbero talora verificare delle lunghe emorragie.
Metodo Chirurgico: Aborto per Isterotomia
E' un vero parto cesareo, con taglio dell'utero ed estrazione del feto. Ma, dopo il taglio del cordone ombellicale, lo si lascia morire in un secchio o lo si "finisce" pietosamente. Il feto, che spesso ha più di quatto mesi, tenta di respirare, piange (con un flebile lamento che in giapponese viene detto "koneko no naki", cioè miagolio dei gatti). Se i polmoni sono troppo immaturi per funzionare normalmente, queste penose reazioni si arrestano presto, ma non raramente il cuore si ostina disperato a pulsare per varie ore prima di arrestarsi definitivamente.
Metodo Farmacologico: Pillola Abortiva (RU-486) (tra le 4 e le 7 settimane dopo l’ultimo ciclo mestruale)
La «Pillola Abortiva» (RU-486) è un processo farmacologico che abitualmente si utilizza nelle prime 7-9 settimane di gestazione e che consente l'aborto volontario in più fasi.
In una prima fase la paziente assume per via orale il mifepristone, un ormone che blocca l'azione lo sviluppo embrionale e causando il distacco e l'eliminazione della mucosa uterina, con un processo simile a ciò che accade durante le mestruazioni. In parole povere non si alimenta più il feto. Quindi si assume un secondo farmaco sempre per via orale: una prostaglandina (di solito il misoprostol). Questa serve per indurre l’utero a contrarsi e a spingere il corpo del bambino attraverso la vagina con crampi e sanguinamento. Questa procedura richiede 2-3 visite mediche. La terza visita, che normalmente si fa due settimane dopo la prima, conferma o meno che l’aborto è avvenuto. La percentuale di mancato aborto è tra il 10% e il 20%.
La pillola abortiva non va confusa con quella del "giorno dopo", che invece è un farmaco per la contraccezione d'emergenza. La pillola del giorno dopo, oltre a dover essere somministrata entro 72 ore (3 giorni) dal rapporto sessuale, agisce semplicemente bloccando l'ovulazione ma senza avere effetti sull'impianto di un eventuale embrione, per cui non è in alcun modo in grado di indurre un aborto.
Come controindicazioni il farmaco non può essere assunto da pazienti che presentino allergia nota al mifepristone, insufficienza surrenalica, disordini emorragici, o che siano in terapia con anticoagulanti o cortisonici. Non può essere somministrato oltre le 7 settimane di gravidanza ed è controindicato in caso di gravidanza extra-uterina in quanto si causerebbe la morte della donna.
Le prostaglandine invece non possono essere somministrate in caso di: ipertensione arteriosa, angina pectoris, sindrome di Raynaud, insufficienza cardiaca, aritmia.
Metodo Farmacologico: Aborto per Avvelenamento
Non meno crudele degli atri, l'aborto per avvelenamento avviene per mezzo di un lungo ago con il quale si aspira un po' di liquido amniotico e successivamente si inietta una soluzione salina concentrata. Il bimbo assorbe il sale e rimane avvelenato. Il sale, corrosivo, brucia lo strato esterno della pelle. Il bambino prova atroci dolori e lotta per circa un'ora con la morte. Se non sopravvengono complicazioni, dopo 24 ore, il piccolo cadavere viene espulso.
Un effetto simile si ottiene con le «prostaglandine» somministrabili sia per bocca sia per iniezione intramuscolare o nella cavità amniotica: il bambino talora nasce vivo e perciò dopo l'espulsione, viene ucciso o lasciato morire.
Metodo Farmacologico: Iniezione cardiaca
A circa 16 settimane, si effettua l’ecografia per individuare la posizione del cuore del bambino. Un’iniezione di fluido letale nel cuore del bambino provoca un immediato attacco di cuore che uccide il bambino. Dopo si può effettuare il parto del bambino morto.
Quali sono i rischi che si corrono con l'aborto volontario?
Nei casi descritti in precedenza si è accennato ad eventuali rischi che si incorre quando si avvia un processo di aborto volontario. Se teniamo presente che un qualunque intervento chirurgico effettuato sul corpo umano porta quasi sempre con sé degli strascici più o meno lunghi, è facile immaginare cosa potrebbe arrecare uno strappo per niente banale come la soppressione di una parte del proprio corpo. Nei casi migliori gli effetti collaterali post-aborto, che sia stato farmacologico o chirurgico, arrecano alla donna una serie di dolori più o meno persistenti. In quelli peggiori invece si hanno effetti molti più gravi, specialmente se si praticano aborti per niente sicuri, affidandosi a persone prive della sufficiente formazione medica o a strutture non adeguate. In tali casi la donna rischia gravi lesioni interne o addirittura potrebbe giungere la morte.
Sperando tuttavia che l'interruzione di gravidanza volontaria avvenga presso una struttura sanitaria seria e dotata quindi di tutto ciò che serve per garantire la salute della paziente, elenchiamo di seguito alcuni rischi nei quali si può incombere:
  • Aborto parziale o incompleto: È uno dei casi più frequenti legato di solito all'errore umano, purtroppo per troppa superficialità o per disattenzione dello staff medico di turno. Si tratta di una rimozione parziale del feto dall'utero che generalmente causa emorragie e grosse infezioni.
  • Infezioni interne: Le cause delle infezioni interne sono da attribuirsi nella stragrande maggioranza dei casi all'utilizzo di attrezzature chirurgiche non sterilizzate, specialmente se si effettuano operazioni di interruzioni di gravidanza successivamente su più pazienti. Altre volte, come anticipato nel precedente punto, le infezioni derivano da una incompleta rimozione del feto che si radica sulle pareti dell'utero provocando sterilità, gravidanze ectopiche (ovvero gravidanze dove l'embrione si impianta in zone differenti dalla cavità uterine), dolore pelvico cronico, ascessi (lesioni che contengono pus) ed altri gravi problemi.
  • Emorragie: Non è previsto alcun aborto senza una lieve emorragia a corredo, tuttavia si potrebbero verificare abbondanti perdite se durante il processo di estrazione del feto, si lacera il collo dell'utero o ancor più grave se si perfora. In tal caso potrebbe essere necessario intervenire con delle trasfusioni di sangue oppure chirurgicamente asportando l’utero (isterectomia). Il rischio di forti emorragie si potrebbe avere anche nelle donne che fanno uso della pillola abortiva RU-486, le quali potrebbero incorrere in un intervento chirurgico per arrestare la perdita di sangue.
  • Setticemia: La setticemia è una grave patologia che porta all’avvelenamento del sangue. Durante l'aborto può presentarsi proprio a causa di quanto descritto nei punti precedenti: l'utilizzo di poche prevenzioni antisettiche o come già accaduto, a causa dalla presenza del feto morto ancora in utero. Altri casi più gravi legati alla morte si sono manifestati in donne che hanno fatto uso della pillola RU-486.
  • Morte: La morte si verifica solo in casi estremi e non immediatamente, ma dopo una serie di complicazioni, non prese in tempo, come forti emorragie, infezioni o lesioni di organi interni.
L'alternativa all'aborto
La scelta di mantenere il bambino è la migliore in assoluto e molte mamme che hanno deciso di non interrompere la gravidanza, a distanza di anni si sono sentite fiere del loro gesto. In principio è un po' difficile, specialmente se i genitori sono giovani o se la donna non ha un compagno, tuttavia nessuna tra loro, dopo essere stata intervistata, si è mai pentita dell'atto d'amore.
Ciononostante molte donne smarrite pensano che l'interruzione della gravidanza sia l'unica strada da percorrere per porre rimedio alla propria indesiderata situazione, senza considerare le alternative che oggigiorno vengono offerte.
Il primo passo è parlare con qualcuno cercando di non cadere nell'errore nel pensare di poter risolvere il problema da sole. Le persone di fiducia sono quelle da interpellare per prima e insieme a loro capire a chi rivolgersi e quale strada intraprendere. Inoltre, vi sono assistenti sociali e volontari dei centri di aiuto (consultori familiari, associazioni come i Centri di aiuto alla Vita, tra cui quello telefonico 800-813000) che sono a disposizione per aiutare in questo momento difficile.
  • Parto in Anonimato
    Se proprio si decide di non voler tere il bambino ci si può affidare al «Parto in Anonimato» con conseguente «adozione». È una procedura prevista dalla legge del nostro Paese (DPR 396 del 2000 art.30), che permette alle donne di essere seguite in maniera qualificata da medici specialisti e allo stesso tempo di evitare delle decisioni affrettate che potrebbero essere la causa di un’interruzione della gravidanza volontaria. In ospedale gli specialisti agiscono nella massima riservatezza per garantire che il parto avvenga nell’anonimato più totale. Attraverso questa legge, la madre può non riconoscere il bambino e può lasciare il piccolo nell’ospedale in cui è nato, in modo da garantire al neonato la corretta tutela giuridica e l’adeguata assistenza. Il nome della madre rimarrà per sempre segreto e nell’atto di nascita viene indicata la dicitura «nato da donna che non consente di essere nominata».
  • Adozione
    Se la madre ha garantito il diritto al parto in anonimato, il bambino ha garantita la tutela giuridica con l’immediata dichiarazione di adottabilità e la segnalazione alla «Procura dei Minori» dello stato di “abbandono” a seguito di un non riconoscimento.
    In tutta la documentazione sul caso, non sarà indicato il nome della madre, proprio per garantirle l’anonimato senza ostacolare il percorso per l’adozione.
    Alle gestanti viene inoltre garantito un periodo di tempo per il ripensamento sul parto in anonimato. È possibile infatti chiedere una sospensione della procedura di adottabilità per un periodo massimo di due mesi, ma solo se si garantisce la continuità del rapporto con il bambino.
M E N U    P R I N C I P A L E

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