
La
Stele di Rosetta, decifrata nel 1822 da Jean-François Champollion (1790-1832),
è uno scritto in forma di decreto scolpito su una lastra di basalto nero da
parte di sacerdoti riuniti a Menfi nel 196 a.C., che annunciava l'incoronazione
di Tolomeo V
Epifane, istituendone il culto in tutti i templi. L'importanza
della Stele non risiedeva tanto nel testo, quanto nel fatto che è stata redatta
in tre lingue: geroglifico
puro, demotico al centro e greco in fondo. Molto
probabilmente, la Stele era arrotondata ai lati e aveva il disco solare di Horus
inciso in alto, con due Urei
ai lati
(l'ureo è
una specie di "cobra", che nell'antico Egitto indicava il serpente
sacro. Spesso compare sulla fronte dei faraoni, come ad esempio sulla maschera
d'oro di Tutankhamon e simboleggiava il potere regale)
con le corone dell'alto e del basso Egitto.
Questa scoperta ha segnato la nascita dell'egittologia, una scienza giovane nata
appena due secoli fa.


Durante la campagna napoleonica in Egitto ad Abukir, nel 1801, mentre si svolgeva la Battaglia delle Piramidi contro i turchi guidati dall'Ammiraglio Nelson, i francesi fecero a Rashid, una località
non molto distante da Alessandria, una serie di preziosi ritrovamenti. In
particolare un ignoto soldato durante un lavoro di fortificazione,
rinvenne una
spessa pietra in basalto nero: la
famosa Stele
di Rosetta
(appunto dal luogo di ritrovamento Rashid = Rosetta). In un primo momento la
Stele non suscitò alcun interesse da parte degli studiosi, appariva infatti un
testo indecifrabile e privo di significato. Il generale Menou,
incuriosito dalla scoperta, dapprima inviò la preziosa Stele all'Istituto
francese del Cairo per farne dei calchi, poi mandò l'originale nella sua
residenza privata ad Alessandria. Gli inglesi, però, reclamarono la Stele come
bottino di guerra e, nel 1802, Re Giorgio III la ottenne e la fece
collocare nel British Museum di Londra.
Jean-François
Champollion
(1790-1832), studioso di lingue orientali, professore di storia e fondatore
dell'egittologia moderna aveva un pallino nella vita: decifrare i geroglifici e riuscire ad interpretare le
scritture di una civiltà eccezionale. Per far ciò imparò l'ebraico, il
persiano, il siriaco, il cinese, l'arabo ed il copto. Tuttavia non
fu il primo a studiare la Stele, prima di lui infatti, ci fu il suo maestro Sacy
e altri grandi studiosi dell'epoca, come Young e Akerblad.
Ma ciò
che però mancò a tutti questi personaggi illustri fu la sua perspicacia.
Il 14 settembre del 1822 ebbe infatti una folgorante intuizione che gli fece
esclamare: "Ho
la chiave in pugno!".
Subito dopo aver pronunciato queste parole svenne e rimase incosciente per
cinque giorni. Champollion notò dapprima il nome del re Tolomeo nel testo greco, poi un cartiglio nel
testo egizio e pensò che si potesse trattare dello stesso nome.
Grazie a questa intuizione, tradusse per intero tutta la Stele. Ancora oggi ci
sono dei testi non decifrabili perché scritti in lingue molto antiche,
appartenute a civiltà di cui si sono perse le tracce; alcuni sostengono che
quegli scritti siano la chiave per la saggezza, ma nessuno lo saprà mai finché
non si troverà il modo di decifrare anche quelle antiche scritture.
Geroglifico
di Tolomeo V Epifane
La
stele di Rosetta riporta tre versioni dello stesso testo: 14 righe in
geroglifico con 1419 simboli, 32 righe in demotico e 34 in greco. È un decreto
di ringraziamento dei sacerdoti di Menfi a Tolomeo V Epifane, risalente al 196
a.C. Più precisamente viene riportato che in occasione dell'incoronazione di
Tolomeo V Epifane il 27 marzo, fu organizzata una festa alla quale parteciparono
tutti i sacerdoti d'Egitto. Come inizio del suo regno, il sovrano decise di
ridurre le tasse, concedere un'amnistia e aumentare gli introiti ai sacerdoti
che, in segno di ringraziamento, fecero portare in ogni tempio una statua di
Tolomeo.
