Poeti Emergenti

Festa
(di Stefano Medel)  

Festa,
quando eri bambino,
voleva dire
un sacco di cose,
risate,
mangiate,
i tuoi nonni;
quante cose,
voleva dire il natale;
era una cosa che sentivi,
proprio dentro;
un senso,
una percezione
di gioia;
l’importante
e dimenticare,
e non
pensare troppo.


 

Musica Beat
(di Stefano Medel)  

Sei chiusa
Nella stanza,
e ascolti la radio,
e a memoria,
conosci ogni gruppo,
non esci,
perché nessuno
ti capirebbe,
e se  anche ci fosse,
non ti ascolterebbe;
e dentro di te,
sale la musica,
la musica beat, beat;
e la rabbia,
e senti la tua ribellione,
e la voglia di mollare
tutte le menate;
beat, beat.
 

Nevica
(di Stefano Medel)

Nevica,
coi fiocchi grandi,
che planano
veloci,
la strada imbrattata;
viene la neve,
e sporca tutto di bianco,
la città sembra fatta,
di zucchero filato;
freddo,
i poveri animali,
le gazze e i merli,
fanno la fame,
cercando briciole,
per la città.
 

 

Silenzio
(di Stefano Medel)

Silenzio,
scappati
tutti,
per la
rima
neve caduta;
planata,
posata piano,
venuta giù fine;
e l’inverno
pare
lungo,ed
interminabile.
 

In Pace
(di Stefano Medel)

Silenzio,
in cui,
amo pascermi,
rifuggendo
da tutto,
dal mondo,
dai vizi suoi,
dalle
parole inutili;
e solo,
sto con me,
in pace,
finalmente.


 

Altre Estati
(di Stefano Medel)

Guardo
Cielo
Pallido,
laccato
di biacca;
l’inverno che viene;
voglia
di fuggire via;
dove il sole è forte,
verso estati
straniere,
lontane.

 

Cina
(di Stefano Medel)

Cina,
la pagoda,
della città proibita;
l’imperatrice vedova;
il marito è volato col drago;
le tettoie spioventi,
le statue buddiste;
i soldati genuflessi,
attendono,
il signore dei diecimila anni;
corazze ed armature;
abiti mezzi tartari;
bandiere e vessilli,
una Cina d’un tempo;
magia d’oriente;
dove il tempo si ferma,
tra modernità e tradizione.
 

 

A Natale che farei
(di Stefano Medel)

A natale,
vorrei,
che fosse festa ogni giorno,
senza mai il lunedì,
vorrei sognare,
e tornare un po’
bambinetto,
e fregarmene
a più non posso;
a natale,
vorrei fare cose strane,
che nessuno fa mai,
magari partire,
e viaggiare,
finché,
non arriva la fine del natale.


 

Nel tuo mondo
(di Stefano Medel)

Verso
Il nuovo Giorno,
fuori il buio della pioggia;
la tua voglia,
solo di tenere
gli occhi chiusi,
restare nel tuo mondo,
coi tuoi sogni;
e il mondo
lasciarlo
andar via.
 

 

Cerco la mia libertà
(di Stefano Medel)

Non cerco l’ordine,
ma il disordine,
non cerco
la convenzione,
ma la ribellione;
non l’autorità,
ma l’anarchia;
non il rigore,
ma il libero arbitrio,
cerco me stesso,
e la mia libertà.

 

Bambina
(di Stefano Medel)

Bambina,
piccola,
coi capelli a caschetto;
che sta in piedi,
vicino ad un negozio,
e sogna castelli,
e fate,
e giochi della sua età;
borbottando,
o inventandosi,
giochi di fortuna;
la guardo e invidio,
la sua purezza,
il suo amore,
per tutto quanto.
E’ solo
Come lei
Vorrei Essere,
e tornare,
bambino
a tutto tondo.

 

 

Lavatrice
(di Stefano Medel)

Lavatrice,
monocolo di vetro,
e di acciaio;
serva elettronica,
lavandaia automatica;
giri,
giri;
e cancelli
lo sporco,
le macchie,
i guasti della vita;
giri,
giri,
e sei sempre lì.
 

Arrivederci estate
(di Stefano Medel)

Arrivederci estate,
arrivederci, stagione dei fiori,
dei colori,
dei campi verdi;
l’aria secca, gli insetti, i grilli;
arrivederci estate,
qualche cosa và bene,
qualcosa hai fatto,
qualche altra no;
arrivederci estate,
e torni indietro,
e vorresti sentirti,
di nuovo bimbo,
con mille sogni;
da parte,
nel tuo piccolo mondo.

 

Amicizia
(di Stefano Medel)

Giorno di pioggia,
di nuvole enormi,
di cielo nascosto,
velato da nubi arcigne,
pronte al temporale;
buio presto;
è autunno,
mese di calma,
di lento languore delle foglie,
il passare fiacco di giornate,
un po’ tetre,
un po’ noiose;
fascino d’autunno;
stagione
per riflettere.



 

Amici Miei
(di Stefano Medel)

Amici miei,
dove siete andati,
dove siete scomparsi;
inghiottiti dalla vita matrigna;
persi nei vostri guai,
nel vostro lavoro,
un po’ come me;
amici miei,
vi ricordate, i banchi,
la cartella, i libri;
la campanella;
amici miei,
dove,
dove siete;
vi siete salvati, o avete da pensare;
vita dura;
amici miei,
dove siete, boh!

 

Amicizia
(di Stefano Medel)

Amicizia,
l’unica cosa che resta,
in questo mondo pazzo;
in queste facce chiuse;
il vuoto dell’indifferenza;
in questo mondo con parole amare;
dove ognuno è chiuso in sé;
dove l’anziano cammina,
tutto solo;
dove puoi essere solo in tanti modi;
tra la gente,
in una festa,dove nessuno ti ha invitato,
o qualcuno ti ha lasciato,
e sei solo;
nel disprezzo senza ragione;
e l’unica cosa,che rimane ,
è l’amicizia,
l’amicizia.


 

Fanciulla
(di Stefano Medel)

Fanciulla,
che esci dall’auto;
ti osservo per caso,
attratto,
dal tuo pancino,
i fianchi scoperti,
dalla maglia corta;
ti aggiusti la giacca di jeans;
contemplo,i tuoi capelli neri,
la tua bocca minuta;
le tue ciglia sinuose;
e per un momento,
credo di amarti;
poi in entri in negozio;
e ti ho già perduta.



 

Alternativa
(di Stefano Medel)

Questo sociale fatto di falsità,
fatto di menzogne,
di convenzioni,
più da perdere,
che da trovare;
è meglio perderlo,
è meglio trovare,
un alternativa;
fare un'altra scelta;
fregarsene e basta;
c’è sempre una scelta;
sempre una via;
stare lontano,
infischiarsene ,
di tutta questa frenesia;
di questa malia;
questa società,
non è mia.



 

A modo mio
(di Stefano Medel)

A modo mio,
avrei bisogno,
di stare in pace,
anch’io,
a mio modo,
vorrei
ritrovare il riso
d’un tempo,
vita pulita e chiara;
a modo mio
sono stufo di stà galera,
di stà città;
meglio stare alla larga
da tutto;
più che si può,
alla larga dai guai,
dal male,
che ci sovrasta,
meglio alzare le spalle,
e pensare solo a sé.
 

In canto di Odino
(di Stefano Medel)

Andarsene, via,
il mondo aspetta là fuori,
in infinite road,
strade blu 66,
che portano,
verso le praterie e le corsie,
larghe,
con il deserto ai bordi della strada,
i cespugli,
gli arbusti e le lucertole,
percorrendo canyon e grandi sierre,
fino a scendere ,verso al Florida;
dove il clima è mite,
e ci sono le barche e i battelli,
là, in fondo ad Apalachicola;
e il vento fruga,
tra le palme e le piante;
e al primavera,
non se n e và mai.

 

Atollo
(di Stefano Medel)

Vorrei solo,
un atollo.
Per me,
dove chiudere gli occhi,
senza più pensieri,
senza più niente,
e ridestarmi,
in un aurora da fanciullo,
contento solo di cominciare ,
un nuovo giorno,
contento,
solo di esserci nulla più;
vorrei,
una vita solo mia,
alla larga da tutto,
dai guai,
dalle illusioni,
e menzogne,
ed essere perduto per il mondo;
di cui poco mi importa,
e pensare solo alla mia vita,
la mai vita.
 
California
(di Stefano Medel)

California,
costa di Los Angeles,
chiara nella notte,
lumiscente,
come un cristallo di rocca;
con le sue miriadi di luci,
uno strano presepio di cemento e
metallo,
con le palme in riva al mare,
e il vento dell’oceano,che agita le fronde,
un sogno nella notte,con le macchine insonni,che sfrecciano,
dirette non si
sa dove,magari ad Alameda;
e fuggono nella notte come stelle cadenti,
lasciando una scia rossa dei fanalini;
California,
la vedi nei tuoi sogni,
la desideri nei tuoi incubi;
California poterla vedere,
poterci riuscire,
e saresti pago,
e ti sentiresti,
di nuovo felice.

 

Clessidra
(di Stefano Medel)

E và questo mio tempo,
nella clessidra dei miei
pensieri,
nella clessidra dei miei
ricordi,
sabbia che scorre,
la spiaggia,
ed il lungomare,
i calzoni corti,
la pelle bronzea;
camminando,
guardando
i cartelloni d’un cinema;
hai ancora il titolo in testa,
ancora te lo ricordi;
e magari i manifesti non ci sono più;
i prati e,le fontane,e poco lontano il vociare sommesso
del mare,
l’odore di salsedine
aspra e di umido;
il sibilare del vento,
la bandierina rossa,
sulla spiaggia;
le cabine colorate,
le moto sulla strada,
i bar,
e la gente in gita;
e tu ,
un bambino,
un bambino;
i vecchi bastioni contro i saraceni;
la tua voglia di gelato;
il caldo ,i colori dell’estate,e tutto
corre in fretta,
dove è finito ogni cosa,
dove è finito,
tutto
è andato,
come le belle stagioni dell’infanzia,
e la sabbia è passata nella clessidra;
allora,era facile,
essere contento;
dov’è questa felicità,
dov’è…


 

Binario
(di Stefano Medel)

Binario,
parallelo,
verso un futuro che non vuoi,
che ti dice,che qualcosa è finito,
è ora di tornare,
di partire;
binario arrugginito
e ferroso,
pieno di neve;
il treno arriverà,forse,
oppure no,
col suo solito ritardo;
e tu nella sala di aspetto,
quadrata ,
grigia,
le piastrelle polverose,
passa lo scopino,
che fa finta di pulire
qualcosa;
qualcuno telefona,
qualche altro sbuffa,
chi maledice i treni,
chi pensa al ritardo;
e tu che vorresti non far partire,
la persona,
vorresti fermarla,
portare indietro le lancette;
poi finalmente ecco il treno,
massiccio e sferragliante,
si ferma,
la persona sale,
e vorresti andartene con lei,
scappare via;
la saluti con la mano;
poi il treno si muove,
e diventa sempre più piccolo
all’orizzonte;
e diventa piccolo ,
un punto che si confonde col cielo;
è andato,
finito,
partito;
e il tuo cuore piange un po’
di dentro;
e senti solo,
la tristezza,
d’un arrivederci,
ed è di nuovo,
la tua vita.