Poeti Emergenti

 

Le ali dell'amore
( di Andrea Calcagnile)


Tu purtroppo non conosci le mie speculazioni,
basate sulle popolazioni e sulle loro azioni.
Voglio capire la differenza tra me e un uccello,
lui vola speditamente, in più è molto bello,
io non mi vedo magnifico e poi non so volare,
però quando vado a dormire riesco a sognare.
Chi è migliore tra me e un volatile stupendo?
Penso che sia lui perché io facilmente mi arrendo.

Esiste uno strano colore, oscuro e sconosciuto,
tu l’hai mutato in bellezza, non è proprio muto,
parla attraverso il tuo grande cuore vermiglio,
doneremo un frutto incantato ad un nostro figlio.

Io non sono un santo, però non ti ho mai tradita,
toccami le membra, toccami con le tue dolci dita,
scompariamo insieme, apriamo una grande porta
per entrare in una dimensione che non sia morta.
Tu imiti il freddo grecale, soffiandomi in faccia,
poi ti plachi e mi baci senza nessuna minaccia.
Io e te in questo mondo ci faremo emulare,
gli alieni guarderanno la nostra apertura alare.

Esiste uno strano colore, oscuro e sconosciuto,
tu l’hai mutato in bellezza, non è proprio muto,
parla attraverso il tuo grande cuore vermiglio,
doneremo un frutto incantato ad un nostro figlio.

 

Una nube ci capì (Sonetto settenario)
( di Andrea Calcagnile)


Una nube distratta
ci scrutò da lontano,
da noi, venne pian piano,
era insoddisfatta,

la nube era matta
sembrava una mano,
amica dell'umano,
da noi era attratta.

Paranoie d'amore,
nostre insicurezze
fanno male al cuore,

voglio le tue carezze
per tantissime ore,
per noi solo certezze.

 

La domenica prima del lavoro
( di Andrea Calcagnile)


Destarsi assonnati la mattina,
com’essere dentro una lattina,
chiusi in ogni minima circostanza,
la domenica non è mai è abbastanza.
Si pensa sovente al giorno dopo,
è inutile copiare la furberia del topo,
prima o poi bisogna ricominciare
a lavorare e a non linciare
l’unico giorno di festa settimanale,
che per tantissimi è assai banale,
per altri è un giorno divino,
alcuni di questi bevono più vino.
E’ ammaliante il sole mattutino,
son belle le ragazze col vestitino,
gli anziani son davanti al monumento,
che scrutano ogni vitale movimento,
i boati clamorosi delle campane
divengono poi, musica e pane,
perché certi hanno bisogno di ascoltarle,
altri di contemplarle, senza dire ciarle.
La via di mezzo, il pomeriggio,
via, via, diviene sempre più grigio,
per poi ancora e ancora annerirsi
e agli animi sgomenti unirsi.
Di notte, il letto si trasforma in consolatore,
è il nostro complice e il nostro dottore,
perché in fondo cura un po’ di malessere,
poi dormendo sentiamo solo il benessere.

 

Sorvolerò
( di Andrea Calcagnile)


Sorvolerò i muri di questo paese
e allenterò le mie crisi.
Sorvolerò da questo tavolo
lasciando le mie poesie
appoggiate su questo mondo.
Sorvolerò da questo corpo
un giorno, e forse qualcuno
mi donerà qualche lacrima.
E poi, sorvolerò,
per distendermi sulle nuvole,
per farmi portare a spasso
vezzeggiandole interamente,
gli chiederò di trasportarmi nel cielo,
così infinito che non potrà
rifiutare il mio sogno.
Il mattino, mi farò aiutare dal sole,
sorridendo frequentemente assieme
e la sera mi farò aiutare dalle stelle,
sognandoci reciprocamente.
Traspariranno dentro il mio cuore
leggendomi, ed io appagato
sarò finalmente felice e miracolato.

 

Mancanze
( di Andrea Calcagnile)


Mi manca la gioia
e il desio di qualcosa.
Mi mancano i ricordi,
quelli sperduti,
quelli migliori
e quelli che non ricordo.
Mi mancano gli angeli,
quelli che sorridevano
dinanzi al mio viso.
Mi mancano le stagioni,
quelle che passano
e non ritornano subito.
Mi mancano i bei sogni,
quelli che si fanno rare volte.
Mi manca il lavoro,
quello retribuito.
Mi manca l’amore,
quello che si doveva conquistare
con molti sacrifici.
Mi manca la pace,
quella che non c’è mai stata.
Mi manca il rinascimento,
e forse anche il medioevo.
Mancanze…

 

T’ho veduta
( di Andrea Calcagnile)


Verità,
t’ho veduta volare
sulle teste dei ciarlatani,
t’ho veduta fuoriuscire
dalla bocca di alcuni ubriachi,
t’ho veduta piangere
assieme ai poveri e agli sfruttati,
t’ho veduta parlare
con chi parla di prosperità,
ma stavi cantando invano,
t’ho veduta scrivere
e sembravi beatificata,
t’ho veduta sballata
dinanzi alla confusione umana,
t’ho veduta camminare
nei prati, ove regna la pace,
ove non regnano le bugie,
e lì t’ho veduta gioire.

 

I seguaci dell'ipocrisia sacra
( di Andrea Calcagnile)


Vivono i loro giorni seguendo una legge,
non sono diversi da noi, qualcuno li protegge,
soprattutto quando colmano le loro tasche
anche nei giorni pieni di false burrasche.
Si travestono, per loro ogni giorno è carnevale
e la recitazione diviene sempre più abituale,
non tutti appartengono al genere umano buono,
i mass media parlano del loro frastuono,
di quello che producono in maniera silenziosa,
quando seducono la donna con una rosa.
Con eloquenti parole conquistano la gente,
questa ci casca, non perché sia indulgente,
ma perché vuol morire lietamente
e in modo che abbia forte la mente.
C'è chi li disprezza e chi li venera
e c'è chi prega nella notte nera.
Gesù Cristo è lassù, non accoglierà i bugiardi,
accoglierà i veri buoni, scruterà i loro sguardi,
accarezzerà i loro visi e i loro sorrisi,
in eterno loro abiteranno nei suoi paradisi.

 

Arcobaleno
( di Andrea Calcagnile)


Quando piove mi rivedo nelle nuvole,
nuvole grigie di malumore.
Quando c’è il sole
non riesco a sfavillare con lui.
Quando piove
e il sole guarda le nuvole,
io contemplo il prodigioso arcobaleno,
perché vorrei essere come lui,
dotato di colori unici e sublimi.

 

La mia amata e il suo gatto
( di Andrea Calcagnile)


Lei, la mia dolce amata
ama la coda colorata
del suo gatto bellissimo,
del suo pelo ricchissimo.
Vorrebbe tanto, tanto emularlo,
vorrebbe tanto, tanto sporcarlo
di baci alquanto potenti
e soprattutto intelligenti.
Il sogno della mia amata
non è di avere un’armata,
ma di divenire un gatto
senza uccidere un ratto,
perché la sua emotività è smisurata
e da niente e nessuno verrà fermata.

 

La rinascita dell’arcobaleno
( di Andrea Calcagnile)


La mia metà dormiva
nella mia parte interiore,
in questa mia parte
prima viveva un arcobaleno,
un insieme di colori
dipinti dalle mie passioni,
così immense che furono di troppo.
Poi l’arcobaleno iniziò
ad imbrunirsi sempre di più
e si manifestò un grigio chiaro,
che divenne sempre più scuro
e di notte non dormivo.
Ero avvilito costantemente,
ricevevo solo delusioni di qualsiasi genere,
e poi il grigio chiaro
si trasformò definitivamente in un grigio scuro.
Un giorno cercai di cambiare vita,
andai in un paesino colorato
e non appena giunsi
ad una programmata destinazione,
vidi di fronte a me due pianeti marroni,
li contemplai e me ne innamorai.
Questi pianeti marroni,
mi scolpirono una nuova vita
e trasformarono il grigio scuro
in un arcobaleno più lucente
di quello che possedevo prima.
Questi pianeti erano
gli occhi mirabili della mia amata,
e la mia nemica notte di un tempo,
dopo divenne mia amica.
L’amore va oltre la scienza,
l’amore distrugge la morte.

 

Lavorare
( di Andrea Calcagnile)


Mi desto la mattina
al solito orario,
la sveglia mi chiama,
a volte canta dedicandomi
una canzone uggiosa.
Giungo sul posto di lavoro,
debbo lottare contro il tempo,
esso mi devolve otto ore,
ma queste non sono
sempre, sempre infernali.
Ma io amo lavorare,
il lavoro mi rende
un uomo appagato,
alcune volte credo di essere
in una giungla,
come fossi un guerriero
senza fobie, né paure.
D’inverno sconfiggo il gelo ardente,
d’estate sconfiggo il fuoco ghiacciato.
Sudo, piango, rido, corro,
creo, invento, mi agito
e cado, rialzandomi
come mi rialzo dal letto
il mattino, mattino reso giallo
dall’amico sole,
mi rialzo come fossi
un pallone che rimbalza
senza dolore.
Lavorare…
Questa è la mia vita
ed io le voglio bene.

 

Abbuiare
( di Andrea Calcagnile)


Abbuiare
i nostri sogni
sarebbe come
l’imbrunire
del sole
sulla nostra terra.

 

La morte
( di Andrea Calcagnile)


Qualcuno ci attende,
qualcuno vuole il nostro spettro
che verrà risucchiato più in là.
Non un grido, non un pianto
ci salveranno.
La morte per alcuni è una fobia,
per altri è una destinazione
da raggiungere celermente.
La nostra casa futura
sarà eterna e occulta,
ma la nostra anima
non si sa se vivrà
in questa ignobile casa.
Questo pensiero fenomenale
diviene sempre più criptico.
La nostra casa di legno
per alcuni sarà sommersa dalla terra
e per altri dal lusso,
ma alla fine ci toccherà vivere.
Che tu sia stato un eroe,
un personaggio famoso
o un contadino,
non ha importanza,
la morte vuole solo la nostra morte.

Ma lei non mi impedirà di vivere
come desidero,
non mi impedirà di realizzare le mie utopie.
Dopo la morte ci reincarneremo,
oppure dormiremo
senza principio né fine,
però, attualmente dobbiamo
magnificare la nostra vita.

 

Crudele sisma
( di Andrea Calcagnile)


Crudele sisma, hai dispensato
alla povera gente il tuo ribrezzo
per provocare distruzione, morte e disagio.
La gente ha smesso di lavorare
per rifugiarsi in luoghi più puliti.
Qualcuno è andato a rifugiarsi
nelle macerie colme di urla,
urla di pianto e di dolore mesto.
Un povero bambino avrà
un rammento indimenticabile,
qualcosa nella sua mente lo disturberà.
Un uomo è andato contro il suo destino,
non voleva rubargli la gioia,
ma non voleva nemmeno
la devastazione della sua famiglia.
Una donna ha versato un fiume dagli occhi,
molto amaro e rammarico,
voleva soltanto dimostrare il suo amore
ai suoi figli bellissimi.
Un anziano avrà già spiegato
il senso della vita un po’ di tempo fa,
ma ora lo farà ancora di più.
La povera natura, era già abituata all’abbattimento,
ma ora ancora di più.
Il paese piange e lancia in cielo una speranza.
Crudele sisma, non sai cos’è la pace, fai paura,
ma la gente che ti conosce lotterà sempre
e per sempre contro di te,
e tu un giorno a loro t’inchinerai, il bene trionferà
e tutta questa gente valorosa vivrà con dio accanto.

 

La futura ribellione della natura
( di Andrea Calcagnile)


Un vento imponente, tutti noi spingerà
fuori da questo pianeta che piangerà,
quando le nostre risorse si ribelleranno
contro ogni crimine che non tollereranno.

Un giorno il sole si conoscerà con la luna
assieme non creeranno alcuna lacuna,
perché bisognerà colmare le selve e il mare
di limpidezza, di forza e di gioie rare.

Ci vorrebbe un arcobaleno pieno di colori
per dar luce a chi pensa solo agli ori.
Ci vorrebbero indulgenti e sognatori,
che non abbiano bisogno di riflettori.

Per certi, iddio è scappato per paura,
per altri tornerà da qualche avventura,
nell’aria qualcuno ha gettato del veleno
e nessuno di noi può farne a meno,

siamo stati drogati e narcotizzati,
siamo i nuovi umani demoralizzati,
mancano molti alberi in ogni prato
ed è per questo che ci manca il fiato.

Ci vorrebbe un arcobaleno pieno di colori
per dar luce a chi pensa solo agli ori.
Ci vorrebbero indulgenti e sognatori
che non abbiano bisogno di riflettori.