Nato ad Oneglia (Imperia) nel 1846, dopo aver studiato a Cuneo e a Torino
intraprese a sedici anni la carriera militare entrando nella scuola militare di Modena nella quale divenne ufficiale.
Nel 1866 prese parte alla battaglia di Custoza (terza guerra di indipendenza)
e nel 1868 fu in Sicilia dove era scoppiata una tremenda epidemia di colera. Intanto iniziava
l’attività di scrittore e giornalista pubblicando sull'Italia
Militare, di cui era direttore, i bozzetti della Vita
militare (1868), scritti con lo scopo di provare che la
caserma è una vera scuola di educazione nazionale. I bozzetti di impronta pre–verista
gli diedero subito una larga notorietà. Proprio in veste di inviato della
Nazione, nel 1870 assistette alla Presa di Porta Pia in Roma. Dimessosi dall’esercito, divenne
giornalista; viaggiò molto e scrisse una fortunata serie di volumi-reportages
sui vari paesi visitati: Spagna, Olanda, ricordi di Londra, Marocco,
Costantinopoli e altri.
Fu
però nella prosa didascalica che riuscì a dare il meglio di sé, ponendo la
sua attenzione sulla borghesia prima e sul popolo poi. Nacque così lo
straordinario libro Cuore
(1886) che gli diede notorietà rendendolo lo scrittore più letto in Italia. De Amicis aderì al nascente Partito
Socialista (1891), si trattò di
una partecipazione sincera e tutt'altro che superficiale, tanto è vero che
essa si spinse fino ad una sorta di autocritica implicita delle idee
nazionaliste di Cuore e non mancò di misurarsi anche con il pensiero dei
fondatori del marxismo. L'interesse per problemi sociali,
non sono presenti solamente in quest'opera, lo stesso De Amicis ne era
consapevole e ne diede prova con i suoi numerosi reportage di viaggi, o con gli
scritti come Sull’oceano (1899),
forte denuncia delle terribili condizioni di vita degli emigranti che testimonia
chiaramente le convinzioni socialiste maturate dallo scrittore, o come Il
romanzo di un maestro (1890), La
maestrina degli operai, Lotte
civili, La
carrozza di tutti (1899),
L'idioma gentile
(1905) e un sorprendente Primo
Maggio scoperto di recente.
Gli ultimi anni di De Amicis furono segnati dalla morte della madre amatissima
e dal suicidio del figlio Furio, oltre che dall’aspro dissidio con la
moglie.
Morì nel 1908 a Bordighera in via Vittorio Veneto, 34 nella ormai celebre
Casa Coraggio.
Nel libro Cuore, pubblicato a Milano nel 1886, l'autore finge che un ragazzo, Enrico Bottini, di facoltosa famiglia borghese di Torino,
abbia raccolto in un suo quaderno le impressioni, le vicende e la storia della
sua
terza elementare. Tra tali annotazioni compaiono, sotto forma di lettera, gli
interventi da parte dei genitori e della sorella, oltre a nove racconti, dettati
mensilmente dal maestro ad edificazione della giovane scolaresca (Il piccolo
patriota padovano; La piccola vedetta lombarda; Il piccolo scrivano fiorentino;
Il tamburino sardo; L’infermiere di Tata; Sangue romagnolo; Valore civile;
Dagli Appennini alle Ande; Naufragio). In seguito, col raggiungimento di una
età più matura da parte del ragazzo, le note furono rivedute dal ragazzo stesso
e dal padre che però cercò, fin dov'era
possibile, di non alterare il testo originale. Si snoda così la vicenda di un anno scolastico tipo
e, attraverso di esso, un quadro della società torinese dell’età
umbertina. Ma, al di là di questo sviluppo narrativo tutto in superficie, i
piccoli protagonisti rimangono statici e perennemente uguali a se stessi, al
ruolo particolare che a ciascuno di essi è stato affidato: Enrico, quieto eroe
della società borghese; Garrone, incarnazione della bontà semplice e sincera
del popolo; Franti, il reietto, il peccatore, che solo l’altrui generosità
potrà salvare; e così via.
La morale che De Amicis fa uscire dalle pagine del libro è una morale valida
per tutti, dai bambini piemontesi a quelli calabresi, dal ricco signore al
povero carbonaio; è una morale che esalta il sacrificio e il lavoro, il
rispetto delle gerarchie sociali e la fratellanza umana.