Fauna
Le foreste e le zone umide della montagna calabrese, fin dai tempi della Magna Grecia, furono rifugio per una moltitudine di animali selvatici in uno straordinario habitat naturale, lontano dall’uomo e dagli attacchi della civiltà. Nei secoli successivi, ed in particolare nella seconda meta dell’ottocento, le grandi opere di diboscamento e di bonifica, la crescente urbanizzazione del territorio e le attività venatorie, pur modificando gli scenari ambientali, non hanno privato i monti calabresi del loro interesse faunistico. Gli studiosi delle specie invertebrate potranno trovare sugli altipiani del Pollino, la Rosalia Alpina, uno dei coleotteri più belli d’Europa; sulle montagne silane vive l’innocuo e mite Cervone, il più grosso serpente italiano con oltre due metri di lunghezza, cui l’errata credenza popolare ha assegnato il nome dialettale di “Pasturavacche”; una certa attenzione merita in invece la Vipera comune, che solitamente fugge l’uomo, ma se troppo avvicinata o calpestata può mordere. Nelle zone umide della catena costiera troviamo il singolare Tritone Alpino, anfibio presente in Italia solo sulle Alpi e raramente sugli Appennini, abituato a vivere nelle acque fredde d’alta montagna. |
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Nei laghi silani, lungo i fiumi ed i torrenti, una varietà di pesci d’acqua dolce: le immissioni senza criterio hanno nel tempo stravolto l’ittiofauna locale, ma le specie sicuramente autoctone sono l’Anguilla e la Trota. Sui massicci del Pollino e del Pellegrino vivono poche coppie nidificanti dell’Aquila reale, il cui volo imperioso, con due metri di apertura alare, si può osservare all’alba o al tramonto, mentre l’Aquila del Bonelli, è presente sulle alte pareti rocciose dell’Aspromonte. Poco socievole, in volo solo al crepuscolo, il Gufo reale, gigante dei rapaci notturni, sopravvive tra i monti calabresi cibandosi di piccoli mammiferi ed uccelli. Il Corvo imperiale, dal cui vario gracchiare gli antichi traevano auspici, oggi popola i bastioni calcarei di Monte Cocuzzo e del Santa Lucerna; il potente Astore, dal caratteristico sopracciglio bianco, insegue, tra le foreste della regione, le sue prede in volo, ed il più piccolo avvoltoio europeo, il Capovaccaio o Avvoltoio degli Egizi, sopravvive nutrendosi di rifiuti sulle colline della Sila; di particolare rilievo la presenza del Nibbio reale, rapace diurno dalla lunga coda e del Falco pellegrino, predatore d’alta velocità. |
Il Lupo simbolo della natura calabrese, sopravive in Calabria con pochi esemplari costretti a nutrirsi rovistando tra i rifiuti; il fiore all’occhiello dell’Orsomarso è il Capriolo, sopravvissuto nella valle dell’Argentino e sui monti Palanuda e Caramolo, essendo sempre più ridotto il suo habitat naturale. Nei boschi calabresi si incontra spesso lo Scoiattolo, dai caratteristici dorso nero e ventre bianco, mentre sull’Aspromonte e sul Pollino vive il Driomio, roditore della famiglia dei ghiri; difficile da avvistare è il Gatto selvatico, più comuni la Faina e la Volpe, mentre la Lepre, predata dai mammiferi e dai rapaci è sempre meno presente: tra gli abitanti delle foreste anche la Donnola, la Martora, il Tasso, la Puzzola e l’Istrice. L’unico grande mammifero calabrese è il Cinghiale, diffuso sui rilievi delle Serre e sempre presente sulle grandi macchie collinari. Le zone umide sono rifugio degli ultimi esemplari della Lontra, mustelide dalla meravigliosa pelliccia, sempre alla ricerca di acque limpide e di pesci, nelle sue prolungate immersioni nei bacini silani. |
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