Chissà quanti di noi da piccoli hanno scritto delle letterine indirizzate a Babbo Natale che iniziavano proprio così. Tantissime se torno indietro con la memoria. Le scrivevo di notte su un foglio a righi strappato in malo modo da un quaderno di scuola e illuminato dalla luce di una piccola candela che a malapena illuminava l'inchiostro della penna. Scrivevo e cancellavo tante volte, ma alla fine riuscivo a spiegare quale fosse il mio giocattolo desiderato. Poi, la mattina seguente, le davo ai miei genitori che si preoccupavano di imbucarla. Almeno questo era ciò che sapevo.
Con il passare del tempo le cose cambiarno, tuttavia il desiderio di scrivere ancora a Babbo Natale non mi aveva abbandonato. Non sapevo però a chi indirizzare quella lettera, nessuno conosceva il vero indirizzo. Bastava cercarlo su Internet, direste voi, Google l'avrebbe trovato subito. Purtroppo no, erano altri tempi ed Internet non esisteva ancora. Iniziai così ad informarmi e a leggere, sapevo che viveva al Polo Nord, ma dove esattamente? Continuai la ricerca fino a quando un giorno non mi imbattei in una rivista inglese in cui si parlava della sua bellissima casa e del suo incantato Villaggio... lì... a due passi da Rovaniemi, nel cuore della Lapponia, nel Circolo Polare Artico o "
" come dicono i Finlandesi.
Ma chi è in realtà questo grande omone, pronto a perdonare le marachelle di ogni bimbo ed esaudire i loro innumerevoli desideri?
Le vere origini di Babbo Natale non sono chiare e tante sono le scuole di pensiero sulla sua nascita: c'è chi pensa che sia un personaggio fantastico frutto della fantasia di alcuni, altri invece pensano che sia veramente esistito.
In effetti quest'ultima teoria ha delle basi più solide rispetto alla prima la quale associa la figura del pacifico vecchietto con la barba bianca a San Nicola, protettore di bambini, ragazzi e studenti.
La storia che darebbe vita al mito è quella narrata dal greco
Michele Archimandrita (sec. IX) e confermata da Dante Alighieri nel Purgatorio (XX, 31-33), dove si racconta di un padre che ridotto alla disperazione dalla grave situazione nella quale viveva, decide di far prostituire le tre giovani figlie. San Nicola addolorato dal pianto e commosso dalle preghiere del nobiluomo interviene per tre volte, lanciando all'interno della casa un sacchetto d'oro; la terza notte però, trovando la finestra chiusa e deciso a mantenere comunque fede al suo proposito, si arrampicò sul tetto e gettò il sacchetto di monete attraverso il camino, dov'erano appese le calze ad asciugare. Grazie a queste doti, il padre riuscirà a dare in moglie ognuna delle tre figlie, allontanandole dal peccato.
San Nicola nacque a Patara, in Turchia, da una ricca famiglia, divenne vescovo di
Myra, città della Lycia in Asia Minore, intorno al IV secolo e forse partecipò al
Concilio di Nicea nel 325. Dopo la sua morte le sue spoglie, o le presunte tali, vennero deposte a Myra fino al 1087. Ma in quell'anno per volere di papa
Gregorio VII, vennero trafugate da un gruppo di cavalieri italiani travestiti da mercanti e portate a Bari città della quale divenne Santo Protettore e dove sono tutt'ora conservate. Non si riesce a datare la vita di San Nicola in modo da verificare che fu realmente esistito, ma nel Medioevo era un Santo molto venerato.
Ad ogni modo la grandezza dei suoi miracoli era famosa ed apprezzata dalla Groenlandia alla Russia, terra di cui è protettore, dall' Inghilterra alla penisola scandinava dove i Vichinghi gli dedicarono una cattedrale. La fama di San Nicola cominciò tuttavia a essere intaccata molto più tardi, con la
Riforma Protestante.
Il compito di donare regali venne allora attribuito al
Chistkindel o
Kris Kringle, ovvero Gesù Bambino, un'altra figura sacra molto più accettabile dall'etica protestante di quella dell'antico vescovo, un po' troppo folkloristica, nonostante i registri contabili di casa Lutero registrassero, fino al 1535, ingenti uscite per i regali ai suoi bambini, alla vigilia del 6 dicembre, giorno della morte di San Nicola. Allontanato dalle chiese e dalle rappresentazioni sacre, San Nicola continuò a portare regali in molte zone europee, chi dice accompagnato da uno gnomo, Peter il Nero, che recava un sacco pieno di doni per i bambini buoni e punizioni per quelli cattivi, il Nicodemo dei Paesi Bassi, da cui probabilmente è derivato lo
Schwarzer Mann, l'uomo nero che ha terrorizzato, e continua a farlo, i bambini di mezzo mondo. Così, dopo la scoperta delle Americhe, i tantissimi emigranti europei, portarono con loro le tradizioni e le credenze legate ai propri santi: San Nicola per gli Olandesi (nella loro lingua si chiamava
Sinter Klass) che fondarono la Nuova Amsterdam divenuta in seguito New York, Sant'Andrea per gli Scozzesi, San Patrizio per gli Irlandesi.
Il personaggio piacque ben presto anche ai coloni inglesi, che trasformarono il nome in Santa Claus. Nel corso dell'Ottocento il personaggio cambiò il mezzo di trasporto, e fu dotato di renne.
Nel 1809, lo scrittore
Washington Irvin raccontò per la prima volta gli spostamenti di Babbo Natale nel cielo per la distribuzione dei regali e in seguito l'illustre professor
Clement Clark Moore, che oggi nessuno più conosce, scrisse in un suo poemetto che Santa Claus viaggiava in compagnia di ben otto renne (
Dasher,
Dancer,
Prancer,
Vixen,
Comet,
Cupid,
Dunder e
Blixen, alle quali poi si aggiunse
Rodolphe, la famosa renna con il naso rosso) che si calava nei camini e lasciava giocattoli nelle calze appese dai bimbi.
A dare infine una delle ultime pennellate nel creare il nostro Babbo Natale fu
Thomas Nast, illustratore e caricaturista del giornale
Harper's Weekly: tra il 1862 e il 1886 disegnò una serie di celebri tavole dedicate al personaggio, che ormai era stato associato alla festività natalizia. Nel 1885, Nast stabilì ufficialmente la residenza di Babbo Natale al Polo Nord e la illustrò con un disegno: due bambini che su una carta del mondo tracciavano il tragitto dal Polo Nord agli Stati Uniti.
L'anno seguente, lo scrittore Americano
George P. Webster riprese quest'idea e precisò che la fabbrica dei giocattoli e la dimora di Babbo Natale durante i lungi mesi estivi erano nascosti tra i ghiacciali e la neve del Polo Nord.
Nel 1931 il famoso marchio "Coca cola" decise di utilizzare Santa Claus nella propria pubblicità natalizia, così grazie alla mano di
Haddon H. Sundbolm (si pensa si fosse ispirato a un vicino di casa, un tipo simpatico e di aspetto paffutello) si diede al Santo l'aspetto che oggi tutti conosciamo: un simpatico vecchietto panciuto con un abito ed un cappello di color rosso fuoco, bordato da una pelliccia bianca e che beveva allegramente la bibita, ed è così che la leggenda divenne più concreta.
Questa immagine, diffusa per tutti questi anni in tutto il mondo, È divenuta la raffigurazione "ufficiale" di Babbo Natale, e nessuno penso ormai potrebbe figurarselo in modo diverso. Almeno questo è ciò che penso io... Greg...
Ah, dimenticavo la cosa più importante, l'indirizzo di Babbo Natale dove gnomi sempre indaffarati a preparare doni per i bambini buoni riescono anche a garantire una risposta a tutte le lettere: